Il mito della caverna
[...] Dentro una dimora sotterranea a forma di caverna, con l'entrata aperta alla luce e ampia quanto tutta la larghezza della caverna, pensa di vedere degli uomini che vi stiano dentro fin da fanciulli, incatenati gambe e collo, sì da dover restare fermi e da poter vedere soltanto in avanti, incapaci, a causa della catena, di volgere attorno il capo. Alta e lontana brilli alle loro spalle la luce d'un fuoco e tra il fuoco e i prigionieri corra rialzata una strada. Lungo questa pensa di vedere costruito un muricciolo, come quegli schermi che i burattinai pongono davanti alle persone per mostrare al di sopra di essi i burattini. [...]Se quei prigionieri potessero conversare tra loro, non credi che penserebbero di chiamare gli oggetti reali le loro visioni?
Platone, La Repubblica (VII, 514 a - 516 c), in Opere complete, vol. VI, Laterza, Roma-Bari, 1991, pp. 229-232